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ILLUSTRAZIONE DELLE REALTÀ LAICALI NELLA DIOCESI DI NAPOLI 25/05/10

Giornata di Studio
25 maggio 2010
“Illustrazione delle realtà laicali nella Diocesi di Napoli”
“Ho trovato un popolo disponibile con i più deboli, aperto agli altri; ho conosciuto parroci, sacerdoti, religiosi, laici pronti a dare voce a chi non ha voce, a mantenere acceso il fuoco del Vangelo: con la loro esperienza, competenza, progettualità e, soprattutto, con il loro entusiasmo di autentici testimoni della fede, dimostrano ogni giorno, e nel silenzio, che la speranza è Cristo e nulla è impossibile a Dio. Sono essi che, testimoniando amore e verità, giustizia e legalità, impegno e solidarietà, costruiscono sulle rovine di Gomorra, la città di Dio”. (dal Piano Pastorale a p.11).
Dopo le considerazioni del Cardinale Arcivescovo, alcune mie riflessioni sui diversi soggetti del laicato operanti nella nostra diocesi, distinguendoli in laici impegnati in Associazioni, Gruppi e Movimenti e laici non associati.
Le aggregazioni diocesane, con riconoscimento ecclesiale e facenti parte della Consulta Nazionale delle aggregazioni laicali sono 38.
Le articolazioni diocesane di aggregazioni non ancora riconosciute: 25
Gruppi, molto recenti, che chiedono di aderire e di partecipare alla vita della Diocesi: 16. Con quest’ultimi si sta dialogando per verificarne i criteri di ecclesialità.
1) La realtà associativa laicale a Napoli è complessa e vive, come specchio fedele, le contraddizioni e la ricchezza delle tradizioni e dell’oggi della nostra città.
Partendo dalle prime confraternite e ancor prima dalle “associazioni di mestiere”, Napoli, per tradizione e per indole, è sempre stata città accogliente e solidale. Nello stesso tempo, la nostra città vive le contraddizioni di una metropoli, che cerca se stessa e la sua identità. Ormai lontana dall’oleografia del passato, Napoli deve fare i conti con il quotidiano che la vede sì come metropoli ma anche come città nella quale emergono, tante volte, il malaffare e, spesso, anche una certa indifferenza. Alle emergenze della città, i fedeli laici che vivono la realtà delle sfide educative funzionali alla comunità, rispondono spesso in maniera aggregata, in altri casi, come singoli.
Una lettura pastorale della situazione ci porta ad affermare che, certamente la nostra città, è, in Italia, una delle più ricche di Associazioni, Movimenti, Onlus e quant’altro, targato cattolico o laico, e cerca di rispondere generosamente alle varie emergenze, senza esclusioni di fasce di età o condizione sociale.
2) Le contraddizioni: accanto ad un laicato seriamente e responsabilmente aggregato, ne emerge anche uno individualista, spesso non formato adeguatamente, e ciò, soprattutto, nelle fasce più popolari.
A tanta ricchezza corrisponde una lettura onesta della situazione associativa, che vede, come criticità, una forte dispersione di energie dovute ad un invincibile individualismo, che spesso soffoca le migliori intenzioni e isola i progetti nel campo di azione di chi li propone. A Napoli è difficile fare rete: lo sanno bene quanti cercano di mettere insieme realtà diverse per unico fine. La Chiesa tutta soffre di queste schizofrenie pastorali, che vedono uno spreco di energie e di tempo notevole. Esempi (fallimenti di progetti, difficoltà nella nascita di consigli pastorali, Forum delle Associazioni, etc…)
A questo si unisce spesso la scarsa preparazione di parte del laicato, soprattutto nelle zone più popolari, che soffre anche la mancanza di aggiornamento, in alcuni casi di formazione di base, a cui il solo PUF, (il Progetto Unitario formativo, per la nostra Diocesi), non riesce a dare risposte esaustive, poiché il numero di iscritti, per quanto elevato, non è sufficiente alle domande di formazione negli ormai innumerevoli campi dell’azione pastorale, a cui il solo sacerdote non riesce a fare fronte, e che richiedono la ovvia presenza ed esperienza dei laici (Pastorale familiare, giovanile, del lavoro, cultura, politica, ecc.). E’ ovvio che la causa di ciò è anche da ricercarsi nella inveterata abitudine di “usare “ il laicato per rispondere alle urgenze pastorali, senza pensare che la soluzione è quella dell’attesa del tempo della formazione e del training pastorale, con necessario accompagnamento, per assicurarsi laici preparati che siano realmente corresponsabili nella costruzione di comunità consapevoli.
3) La ricchezza del laicato: generosità nelle urgenze, cresciuto alla luce del Vaticano II, si rende presente in qualche modo nei momenti del bisogno.
La risposta generosa di migliaia di laici è una notevole ricchezza per la nostra comunità, che a fronte delle criticità dette, vede un numero importante di laici e laiche che sono impegnati e sentono le ansie della Chiesa tutta come prioritarie nel loro progetto di vita.
La presenza dei laici nelle parrocchie, come Operatori pastorali, laici in soccorso delle povertà, negli ospedali, vicino a chi soffre, la diffusione dei consigli pastorali parrocchiali ed economici, la presenza di Movimenti ed Associazioni di ambiente, per quanto ancora insufficienti, rispondono al bisogno di una presenza qualificata, ormai indispensabile.
4) Presenza ai momenti assembleari più significativi:
Le associazioni che vivono nella diocesi sono presenti nel Consiglio pastorale diocesano così come non mancano di dare il loro apporto costruttivo due rappresentanti di ogni Decanato. A questi se ne aggiungono altri, che, scelti dal Vescovo contribuiscono alla progettazione diocesana.
5) I laici non associati: positività e criticità.
Un ultima nota va fatta per quei laici, che vivono la realtà parrocchiale, non volendo aderire ad alcun tipo di associazione. La Diocesi di Napoli, infatti, è ricca di laici non associati, i quali, pur cristianamente formati, per ragioni professionali e di condizione di vita, sono, a volte, al di fuori di una dinamica ecclesiale. Essi, tuttavia, sono spesso dotati di competenze che sarebbero lieti di mettere a disposizione. Spesso, essi si configurano come Operatori di pastorale e, nella migliore delle ipotesi, il parroco o chi per lui, li avvia e li segue in un percorso di formazione che permette ad essi di operare qualificatamente nell’ambito prescelto. In tal caso, il laico, chiamato a rendere un servizio, risponde alle urgenze del momento, lasciando sul campo molte vittime dell’ignoranza e del pressappochismo.
Per i laici, invece, associati, è evidente il vantaggio dai percorsi di formazione che, in genere, sono proposti dalle stesse Associazioni e Movimenti.
Per questi laici, spesso formati e consapevoli del loro ministero, rimane sempre molto importante un richiamo al servizio nella comunità di appartenenza, la parrocchia, la Diocesi, giacchè in alcuni casi, l’appartenenza alla propria associazione o movimento rende indifferenti alle necessità pastorali della parrocchia e della comunità diocesana, assolutizzando il proprio servizio e non vedendone i limiti dovuti ad un eccesso di attaccamento alla leadership del movimento/ associazione, che talvolta isola il movimento stesso dalla’azione pastorale dell’intera comunità.
6) Segnali di speranza:
sono dati dalle risposte positive che vengono date al Piano Pastorale dell’Arcivescovo
che chiede “di uscire da se stessi e dalle proprie mura per essere Chiesa dell’unità nella differenza delle situazioni e dei luoghi”.
Ed inoltre la promozione dell’osservatorio sulla città, definito ulteriore “occhio e orecchio del Vescovo, braccia e gambe della Chiesa”, articolato nei seguenti laboratori:
– discorso educativo
– legalità
– accoglienza della vita
– l’assistenza domiciliare
– il lavoro
– la scuola
– la giustizia
– l’ambiente