Incontro del Presbiterio del 27/9/2016
XI Decanato
Presentazione della Lettera Pastorale “Vestire gli ignudi”
Avvolgerli di tenerezza e di dignità
La Lettera Pastorale porta il titolo della III opera di misericordia e costituisce la III tappa di una azione pastorale che a partire dal Giubileo per la città, ha come orizzonte del proprio cammino la città di Napoli, (la nostra Diocesi), nella sua voglia di riscatto, nelle sue difficoltà, nel suo bisogno di vedere crescere la partecipazione di tutti i cittadini al bene comune. Le opere di misericordia, che il Vescovo ci propone, infatti, danno maggiore concretezza al nostro programma pastorale e stimolano l’impegno di ciascun fedele alla solidarietà e alla prossimità umana.
Come ricorderemo le precedenti lettere hanno prodotto una fioritura di iniziative inaspettate di carità e di sostegno ai più disagiati. (pasti caldi, medicine gratuite assistenza e tutela della loro dignità).
La Lettera di quest’anno, descrive un contesto di nudità fisica e di bisogni primari insoddisfatti e apre anche un orizzonte più vasto, quello dell’assenza di protezioni sociali e di dignità. La stessa famiglia e la società, che dovrebbero provvedere a coprire le diverse nudità, appaiono nude a loro volta, fragili, incapaci di prendersene cura. Dalla Lettera una calda sollecitazione: non basta affrontare le emergenze sociali, offrendo aiuti concreti all’occorrenza, ma occorre fare un passo avanti: intervenire sulle cause del disagio e della povertà e farsi promotori di una presa di coscienza della responsabilità civica di tutti, istituzioni e semplici cittadini, cattolici e laici, prendendosi cura del disagio sociale sia a valle per tamponare le urgenze, sia ma soprattutto a monte per intervenire sulle cause e per evitare che l’emergenza diventi quotidiana normalità. I credenti non possono non interessarsi, insieme agli altri cittadini, di elaborare soluzioni tese a garantire il benessere di tutti.
Da essa alcune sollecitazioni:
– non possiamo non pensare insieme, progettare insieme, agire insieme; ( e come riprova di un percorso già in atto, vengono elencate alcune iniziative già realizzate : maggiore sinergia tra i decanati con la partecipazione attiva delle singole parrocchie o associazioni, la maggiore diffusione dei centri del vangelo e dei corsi di formazione alla caritas, la farmacia solidale, il sostegno alle
famiglie dei detenuti, la realizzazione del pozzo in Africa, i corsi di cultura socio politica, le scuole per operatori pastorali, la moltiplicazione degli oratori, i doposcuola per i rom….( leggi p. 6) ;
– la spinta ad andare avanti con generosità e responsabilità;
– il bisogno di rivedere le precedenti prassi pastorali e di sollecitare tutti, cittadini e fedeli, istituzioni e associazioni a collaborare insieme per il recupero del proprio territorio;
– un più deciso mutamento di mentalità, una costante conversione pastorale, un rinnovato ardore apostolico,
– L’esigenza di uscire dalle sagrestie per andare là dove l’uomo vive;
– la riforma delle strutture ecclesiali perché diventino tutte più agili e sollecite, più missionarie;
– l’invito a non lasciarsi prendere dal pessimismo sterile per essere segni di speranza, attuando la rivoluzione della tenerezza.
Emergono, poi, alcuni obiettivi:
“abbiamo più vestiti di quanti ce ne occorrono”: e quindi
– educare alla sobrietà e alla condivisione; (particolare attenzione agli anziani soli, malati, poveri, che si lasciano andare. Cercare anche di coinvolgerli nella vita parrocchiale.
– rivestire i poveri della loro dignità (immigrati, donne sfruttate..) (preoccuparsi non solo di rispondere alle loro povertà ma anche di sviluppare forme di protezione della loro dignità.
– custodire e rivestire la famiglia; di grande rilievo il richiamo alla famiglia che va “custodita e rivestita”. Nella comunità familiare si riscontra il vero abito, il primo tessuto di relazioni umane , si inizia a “vestire” con il rispetto e l’amore verso il nascituro e con la preparazione del corredino per il neonato e si continua con la tenerezza e la premura nei confronti di chi cresce. In tutte le fasi della vita la funzione genitoriale, vista come accompagnamento, diventa essenziale perché se essa manca si creano profonde ferite e si diventa vulnerabili. La famiglia appare nuda quando manca l’autorevolezza del genitore, vi sono gravi difficoltà di ordine economico, prevale l’individualismo accresciuto dalla mancanza di una scelta di fede
– formare ad una cittadinanza responsabile. Non basta chinarsi sul povero per metterlo in piedi, occorre individuare le cause del suo malessere, per questo la forma più alta della carità è la politica, come capacità di formulare progetti per il bene comune. (mettere in rete le parrocchie, le scuole, le associazioni, il mondo delle professioni).
– Attenzione al lavoro :sollecitare un confronto ed un impegno sul problema del lavoro: oggi una delle più tragiche delle nudità è quella della disoccupazione, vera calamità sociale che mina la sicurezza delle famiglie e compromette il futuro dei giovani, molti dei quali si chiudono in atteggiamenti di disperata rassegnazione.
“Vestire gli ignudi non è solo coprire di stoffa l’altro ma ammantarlo di dignità”,
( leggi p.15)…
Oggi si assiste alla “globalizzazione dell’indifferenza” e questo “anestetizza le coscienze” fino a farci diventare incapaci di provare compassione. Solo la luce di Cristo e del suo Spirito può aiutare a vestire le nudità degli altri.
Agli interventi caritativi deve accompagnarsi un processo di responsabilizzazione, con consapevolezza della realtà socio-politica nella quale si vive e si opera, perché essa possa diventare uno spazio di giustizia, di fraternità e di dignità per tutti. In definitiva si tratta di perseguire “una cittadinanza responsabile” e di puntare sulle responsabilità di tutti. Il cristiano è chiamato ad assumere un impegno socio-politico teso ad intervenire sulle cause del degrado, avendo come obiettivo il bene comune e gli interessi generali della città.
Dall’omelia per l’inizio dell’anno pastorale : “andate per tutte le strade della nostra diocesi e portate il mantello della carità a tutti coloro che sono stati denudati della loro dignità”.
“ Quante nudità materiali e morali , dalle strade piene di clochard e di poveracci che combattono contro le intemperie; nelle carceri detenuti che sembrano aver perduto la loro dimensione umana perché forse dimenticati da tutti e abbandonati dalla famiglia; ai tanti emigrati che girano per la città, smarriti, disorientati, provati dalla miseria, che soffrono il freddo della indifferenza, della non accoglienza, della mancata integrazione”. Ma “c’è anche la nudità causata dalla mancanza di valori dei senza regole, dei senza scrupoli, dei senza legge, dei senza presente e dei senza futuro” E’ la nudità che porta alla disperazione, che annulla ogni speranza di
cambiamento “che spinge alla sopraffazione e alla violenza “. Senza dimenticare “la nudità nella dignità della persona che si scopre, per esempio, nelle varie forme del gioco d’azzardo, nella umiliazione e nello sfruttamento delle donne, nella mancanza di lavoro o nel lavoro nero, che affama i poveri e arricchisce i ricchi”.
Chi coprirà queste nudità? Il Signore manda noi. Il campo è vastissimo.
“Cari sacerdoti, ecco il mandato, che a nome di Cristo e della chiesa, vi consegno per questo nuovo anno pastorale: “Andate per tutte le strade della nostra diocesi e portate il mantello della carità a tutti coloro che sono stati denudati della loro dignità e avvolgeteli di tenerezza e misericordia”.
- on Ottobre 28, 2018
PRESENTAZIONE DELLA LETTERA PASTORALE “VESTIRE GLI IGNUDI” 27/09/16
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