• on Ottobre 28, 2018

PRESENTAZIONE DELLO STATUTO DELLA CURIA ARCIVESCOVILE DI NAPOLI

La voluta sobrietà utilizzata dal Codice di Diritto Canonico nel descrivere la fisionomia della Curia diocesana richiede che la configurazione e il funzionamento della stessa siano disciplinati più precisamente a livello locale mediante la statuizione di apposite norme.
A tale scopo il nostro Pastore ha predisposto per la Curia arcivescovile di Napoli, intesa come la comunità dei collaboratori dell’Arcivescovo, uniti a lui e tra loro dall’amore a Cristo e alla Chiesa, il nuovo Statuto. Esso ne determina l’identità strutturale, mediante la precisazione degli uffici che la compongono e delle relazioni che intercorrono tra di essi.
Questo documento sarà successivamente affiancato dal Regolamento generale e dai Regolamenti particolari redatti dagli stessi Uffici e organismi interessati.
A me è stato affidato il compito di presentarne, a grandi linee, lo spirito che lo anima.
Anche tale Documento si colloca nel cammino post giubilare della nostra Chiesa e ne assimila lo spirito. Infatti, nella Lettera Pastorale “Per amore del mio popolo”, al n.2, il Cardinale Arcivescovo scrive: “ Il nostro Giubileo ci ha aperto la strada per una più incisiva formazione della nostra comunità che abbia come obiettivo la corresponsabilità di tutti per realizzare il bene comune e ricostituire le basi di una pastorale rinnovata ed adeguata alle esigenze della città, e educare al bene comune significa innanzitutto educare all’impegno e al senso di responsabilità perché si realizzi il bene di tutti”. E alle pp. 12-13: “ Se il cammino giubilare ha reso più vigile il nostro sguardo e più attenti i nostri occhi ai bisogni della Diocesi e dei nostri fratelli e sorelle, negli anni che seguono non dobbiamo disperdere o sciupare tutto ciò che è venuto da questo tempo di grazia, ma investirlo in una quotidianità da vivere in modo nuovo. Ciò significa, come a volte ho ripetuto, che il “nuovo” non deve intendersi nella logica del “fare di più”, ma in quella del “fare meglio”.
Il luogo per eccellenza nel quale realizzare queste indicazioni è proprio la Curia arcivescovile e il nuovo Statuto ne è la riprova più evidente.
Fin dai primi numeri di esso, viene sottolineato che “ogni attività svolta dalla Curia è di sua natura pastorale ed il fine è quello di promuovere l’annuncio del Vangelo, la vita di fede, di speranza e di carità della Comunità ecclesiale, secondo gli orientamenti del Piano Pastorale diocesano, ponendosi al servizio di tutte le realtà ecclesiali della Chiesa di Napoli, in modo particolare delle Parrocchie e dei Decanati”.
Lo Statuto, dunque, nella sua composizione, ora più agile e snella, con un organigramma meno complesso e di più concreta efficacia, appare subito come lo strumento utile ed appropriato per consentire l’armonica ed adeguata organizzazione del servizio reso alla Arcidiocesi dalle persone e dagli organismi che compongono la Curia diocesana.
La lettura di esso ci pone dinanzi ad una serie di proposizioni, di regole, di norme e comportamenti che, ad un primo sguardo, potrebbero anche sembrare lontani dall’agire pastorale proprio della nostra missione, ma io vi invito, invece, a considerarlo sotto una luce diversa, che trascenda l’idea che la parola Statuto evoca naturalmente.
Più che enunciarne i nuclei e riassumerne i contenuti, vorrei, come ho già preannunciato, che la vostra attenzione si concentrasse sullo spirito con cui esso è stato scritto.
Oltre alla necessità di regolamentare alcuni ambiti squisitamente tecnici che avevano bisogno di essere rivisti, si è voluto dare sistemazione ed ordine a quanto la Curia già vive nel suo quotidiano. Di fatto, norme e regole sono il frutto delle esperienze di quanti laici e sacerdoti, espressione delle diverse realtà ecclesiali, hanno costruito negli anni con la loro abnegazione e l’amore per il servizio alla Chiesa di Napoli. La vita, il quotidiano, l’esperienza di tanti uomini e donne virtuose, che hanno dedicato e dedicano il loro tempo, alcune volte senza risparmio, sono stati il paradigma, il modello di riferimento di quanti hanno redatto lo Statuto. Uno Statuto, quindi, nato non solo dal desiderio di legiferare o dal bisogno di dare regole, bensì dall’autorevolezza della tradizione consolidata che va finalmente codificata. Pertanto, l’intera Comunità ed ognuno si senta partecipe e corresponsabile poiché il suo andare passato ha preparato l’andare di oggi, in un’ottica di serena comunione di intenti, di passaggio di esperienze, di dono reciproco.
Come ogni statuto, ovviamente, anche questo va comunque sperimentato, poiché Colui che lo propone, ha un atteggiamento umile, come quello del contadino del Vangelo, che mette a dimora un seme e si aspetta che la pianta cresca, pronto comunque ad ammirarne lo sviluppo, ma anche a potare per dare vigore alla pianta, ma, in tutti i casi, sostenendo e nutrendo la vita che prende forma. Pertanto ci viene chiesto di accoglierlo come un dono poiché il tempo speso per la sua redazione e il tempo di chi ha raccolto e coniugato regole e esperienze, vanno visti nell’ottica del servizio reso per il bene comune.
Non siano queste proposizioni viste come espressioni di circostanza! Credo fermamente che la Curia di Napoli, non solo con il nuovo Statuto ma anche per le tante persone che la compongono, pur con i suoi immancabili limiti e difetti, possa essere di riferimento, di esempio, ai Decanati e alla Parrocchie, dettando anche stili di vita che possono essere improntati all’accoglienza cordiale, al dialogo sincero e ad una limpida testimonianza di fede .
Viviamo momenti di grande prova! Inutile fingere di non sapere quanto avviene intorno a noi e talvolta nella nostra stessa casa. Il Papa ricorda a tutti che il male esiste e spesso si annida nelle pieghe più nascoste ed improbabili. Siamo uniti, quindi, per far fronte comune, per dare spazio all’Amore, al Bene sommo che ha bisogno di noi, della nostra testimonianza per parlare agli uomini del nostro tempo. Il nostro compito è grande ed importante. Attraverso di noi molti conosceranno la tenerezza di Dio Padre, e sperimenteranno i valori della giustizia, dell’onestà, della dedizione al bene e della solidarietà.
Nessuno ignora, infatti, come più volte il Cardinale Arcivescovo ha ricordato nei suoi vari incontri con i collaboratori della Curia, che essa è un biglietto di visita autorevole della Chiesa di Napoli. Nei nostri luoghi arriva un’umanità alla ricerca di risposte di ogni genere: dalla richiesta di informazioni e chiarimenti su indirizzi pastorali e, a volte, sempre più spesso negli ultimi tempi, richieste di aiuto concreto per indigenza, situazioni familiari complesse. Quando l’utente diventa fratello in situazione di bisogno, l’ascolto paziente si coniugherà con la solidarietà e la ricerca di soluzioni. Scrive il Cardinale Arcivescovo: “Bisogna uscire da noi stessi…per condividere le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce, di tanti nostri fratelli e sorelle, soprattutto dei poveri e di quanti soffrono nel corpo e nello spirito” (Piano Pastorale Diocesano, p.10).
Abbiamo un compito non marginale ed ordinario, non sottovalutabile. La nostra trasparenza, l’onestà reale ed intellettuale, la limpidezza delle nostre scelte e la coerenza siano di esempio a quanti guardano la Chiesa di Napoli e, nei nostri volti, ne riconoscono la bellezza.
Lo scandalo dell’appropriazione indebita, del protagonismo a tutti i costi, del servizio reso per apparire ed ottenere privilegi, il lavoro vissuto solo nell’ottica esclusiva del guadagno, siano lontani dal nostro agire e, laddove abbiamo sbagliato, recuperiamo il fine reale della nostra esistenza in questo mondo e della vocazione a cui abbiamo risposto dando la nostra disponibilità a tessere il disegno del Padre attraverso di noi.
Solo se recupereremo quest’ottica, lo Statuto, con le sue norme, potrà divenire uno strumento da sperimentare con gratitudine, cercando di ottimizzare le energie e dando un significato trascendente alle regole in vista di una comunione non solo redatta, ma sentita perché diritto di ogni credente in Cristo.
La comunione, ovviamente, dovrà essere il contenuto trasversale, e non solo l’obiettivo delle norme e della sistemazione di vita di tutti gli Uffici, i Servizi e le varie Commissioni.
A quanti vorranno realmente leggere lo Statuto della nostra Curia, in quest’ottica, sono certo che si apriranno scenari pastorali interessanti e percorsi densi di incontri umani e di amicizie spirituali che porteranno la nostra Chiesa oltre il presente.
Mi auguro che le norme introdotte nel testo dello Statuto aiutino la Curia Arcivescovile ad essere più vicina al nostro popolo e ad assumere, in modo sempre più coerente, quello stile di lavoro improntato al criterio della comunione-collaborazione-corresponsabilità richiesto come necessario per sostenere e promuovere l’impegno missionario cui è chiamata la nostra Chiesa e così come instancabilmente sollecitato dal nostro Cardinale Arcivescovo.
A questo punto, senza entrare nei dettagli, che richiederebbero una previa lettura completa del testo, vorrei richiamare alla vostra attenzione lo spirito metodologico con cui questo Statuto è stato scritto.
Esso è composto da 15 Titoli, suddivisi in 102 articoli e, come già dicevo, ha si il compito di dare ordine al vissuto della nostra Curia, ma è anche una ulteriore spinta a crescere nello spirito di comunione, come si legge nell’art. 5 del Titolo I – Natura e finalità della Curia, “La Curia dovrà sempre agire secondo uno stile collegiale e operare in modo da favorire e consolidare la comunione e l’unità pastorale della Comunità diocesana, come pure la sua apertura missionaria al mondo”. Rimane ovvio che questa proposizione sottintende anche l’umiltà della verifica delle azioni sotto tutti i punti di vista, per poter migliorare l’esperienza e raggiungere gli obiettivi preposti. La stessa proposta di avvicendamento e l’impegno alla formazione è da leggersi sotto questo aspetto. Di particolare rilievo l’art. 6 dove si afferma che “tutti coloro che lavorano in Curia siano scelti in base a criteri di competenza, diligenza, senso ecclesiale, che prestino la loro opera in spirito di autentico servizio” e si impegnino nella partecipazione alla vita pastorale della Comunità diocesana.
Il Titolo II – Struttura della Curia, riguarda la Struttura della Curia ed elenca persone e istituti che daranno anima al servizio. All’articolo 8 del Testo potrete leggere in elenco l’organico funzionale a tale servizio, formato da: i Vicari generali, il Moderatore della Curia, i Vicari episcopali, il Consiglio episcopale, il Cancelliere e la Cancelleria, i Direttori degli uffici, i Delegati arcivescovili, l’Economo diocesano e l’Ufficio amministrativo, il Consiglio per gli Affari Economici, i Servizi e gli altri organismi ad essi collegati. All’art. 10 l’elenco dei Settori: Affari Generali, Evangelizzazione e Catechesi, Liturgia, Carità e Giustizia, Clero, Vita consacrata, Laicato e Cultura. Sempre nel Titolo II, si fa riferimento al Tribunale diocesano e al Collegio dei Consultori e all’art. 13, vengono definiti i profili degli Uffici e degli altri organismi della Curia: i Servizi, le Commissioni, le Consulte e i Centri.
Al Titolo III – dove si parla dei VICARI GENERALI, I VICARI EPISCOPALI, IL CONSIGLIO EPISCOPALE, all’art. 16 si ribadisce che “ La direzione della Curia spetta ai Vicari Generali coadiuvati dal Moderatore, secondo le sue competenze” e si delineano i ruoli e i compiti dei Vicari Generali, dei Vicari Episcopali e del Consiglio Episcopale, oltre che del Moderatore che qui appare ad integrare lo spirito di comunione dell’intero Statuto: “I Vicari episcopali agiscano sempre in stretta collaborazione con l’Arcivescovo, con i Vicari Generali e il Moderatore della Curia secondo il principio ecclesiale della comunione e della unità pastorale di tutta l’Arcidiocesi”, (Art. 19).
Al Titolo IV – I DELEGATI ARCIVESCOVILI, nell’art. 22, si definisce il compito dei Delegati Arcivescovili, “ai quali l’Arcivescovo delega la potestà esecutiva per determinate questioni pastorali o amministrative della vita diocesana, in particolare coloro ai quali è assegnato un ufficio stabile”. Nei numeri che seguono vengono chiariti i compiti del Delegato diocesano per l’Ecumenismo e del Delegato diocesano per l’edilizia di culto.
Il Titolo V – IL CANCELLIERE E LA CANCELLERIA, riguarda il Cancelliere e la Cancelleria. Al cancelliere vengono affidate le funzioni previste dai cann. 482-490 del CJC e viene ribadito il suo ruolo di garante, di custodia e di ultima autorità di verifica per quanto attiene alla documentazione riguardante l’Arcivescovo e la Curia stessa. A lui l’intera Curia si riferisce per la sicurezza e la congruenza dell’agire rispetto alle norme.
Al Titolo VI si parla del CONSIGLIO PER GLI AFFARI ECONOMICI, DELL’ECONOMO E DELL’UF-FICIO AMMINISTRATIVO, il cui ruolo, apparentemente burocratico, assume nello Statuto una valenza di testimonianza della congruenza della Curia e dei suoi operatori, per quanto attiene alla trasparenza delle azioni intraprese dai diversi ambiti che sono presenti in questo titolo.
Il Titolo VII – IL MODERATORE E IL SETTORE AFFARI GENERALI tratta del Moderatore e del Settore Affari Generali. Anche qui il modello assunto per il Moderatore ed il Settore degli Affari generali, pur sottolineando l’importanza del ruolo, lascia anche trasparire il forte desiderio dell’Arcivescovo di servire sempre meglio e in spirito di giustizia, di carità e di comunione la Chiesa di Napoli e le sue strutture. La presenza di un Settore denominato Affari generali scioglie i nodi che potrebbero nascere dalla frammentazione di responsabilità delicate come quelle che riguardano gli Uffici che prestano consulenza e servizi di carattere legale, tecnico- amministrativo e di comunicazione e tutti gli altri luoghi in cui si svolge un lavoro “tecnico” e che riguarda un gran numero di laici impiegati ed operai.
Titolo VIII – Il Settore Evangelizzazione e Catechesi, che “raggruppa uffici e servizi che si riferiscono alla vocazione profetica del popolo di Dio, al primato dell’evangelizzazione e al senso della fede”. Questo Settore é vitale per il raggiungimento degli obiettivi legati all’ordinaria esperienza di ogni cristiano ed ancor più vitale in un momento storicamente legato al dopo Giubileo della Chiesa di Napoli, che vede tutti ed ognuno, nel proprio vissuto, testimone del Vangelo negli ambiti che questo settore ha a cuore: la catechesi, la scuola, la Pastorale missionaria, il dialogo ecumenico ed interreligioso, ecc.
Titolo IX – IL SETTORE LITURGIA, “Il Settore Liturgia raggruppa uffici e servizi che si riferiscono alla vocazione sacerdotale del popolo di Dio, che si esprime, in modo particolare, nella celebrazione della liturgia e nelle varie forme della pietà cristiana” (Art. 54). Il Settore si articola in Ufficio per la Pastorale liturgica, che comprende una sezione per i Ministeri ed una seconda per i Collegi liturgici, l’Ufficio per la pietà popolare ed il Servizio per le Unioni cattoliche operaie, la Pastorale cimiteriale ed il servizio per le Cause dei Santi.
La Liturgia, “fons et culmen” della vita cristiana assume nello Statuto ancor più vigore di presenza e diviene trasversale per tutta l’azione degli altri Settori. Senza l’adeguato riconoscimento dell’importanza della Liturgia, creeremmo un contenitore vuoto e senza vita. Le funzioni del Settore ben delineano l’importanza della liturgia promuovendone le istanze e le necessarie proposizioni pastorali.
Titolo X il SETTORE CARITA’ E GIUSTIZIA, “raggruppa uffici e servizi che si riferiscono alla dimensione della carità, elemento costitutivo della Chiesa, che si esprime nella solidarietà con i poveri e gli oppressi, nell’apertura al mondo, nella promozione della giustizia e della pace e nella salvaguardia del creato”.
La lettera di San Giacomo sull’importanza delle opere ispirate dall’Amore per il prossimo e la tela del Caravaggio potrebbero essere il modello, il paradigma di questo Settore. E’ ovvio che non solo la nostra città, ma soprattutto la nostra città guarda a questo Settore e alle persone che lo animano responsabilmente, con fiducia e speranza. Qui si tratterà anche di armonizzare tutti gli interventi che competono alla Carità e divenire interlocutori dell’intera comunità per il bene e la promozione umana delle persone e del bene comune.
Il Titolo XI – IL SETTORE CLERO. “Il Settore Clero raggruppa gli organismi di Curia che si occupano della vita e del ministero dei presbiteri, dei diaconi permanenti e delle vocazioni sacerdotali” (Art. 68). Il presbitero, in quanto tale, non è mai solo e non è lasciato nell’isolamento che talvolta è possibile in talune esperienze. Ciò che riguarda la sua formazione permanente, l’accompagnamento in situazione e quanto possa migliorare il servizio alla Chiesa tutta, vede questo Settore nel cuore del Cardinale Arcivescovo, che segue con particolare trepidazione i figli che hanno risposto con generosità alla chiamata al sacerdozio.
Il Titolo XII – IL SETTORE VITA CONSACRATA, “il Settore Vita Consacrata raggruppa uffici e servizi che promuovono la vita consacrata e curano i rapporti dell’Arcidiocesi con gli Istituti di vita consacrata e le SVA presenti nella Chiesa di Napoli” (Art. 77). Di particolare importanza è la presenza dei religiosi e delle religiose, che nella nostra Arcidiocesi sono il richiamo allo spirito e alla testimonianza dei fondatori, che sono stati luce alla nostra Chiesa, e ci aiutano a cogliere l’essenziale della nostra esistenza.
Il Titolo XIII – IL SETTORE LAICATO, “il Settore Laicato raggruppa uffici e servizi che si riferiscono alla vita cristiana dei laici, alla loro testimonianza nel mondo, al loro impegno pastorale nella Comunità diocesana, alle aggregazioni laicali” (Art. 81). Il Magistero della Chiesa sui laici è ormai ampio e particolareggiato. In questo Settore emerge chiaramente l’attenzione della Chiesa di Napoli e del suo Arcivescovo ai tanti laici che sentono la corresponsabilità nella costruzione del Regno di Dio, alla loro formazione oltre che all’accompagnamento e al sostegno che i singoli, le Associazioni, i Movimenti, i Gruppi necessitano per raggiungere l’unico fine di rendere la nostra Chiesa sempre più bella.
Il Titolo XIV – . IL SETTORE CULTURA, “il Settore Cultura raggruppa uffici e servizi che si occupano della pastorale della cultura e della tutela e valorizzazione del patrimonio dei beni culturali della Chiesa di Napoli, per favorire un dialogo vivo tra fede e cultura e promuovere un’evangelizzazione attenta alle attese del nostro tempo” (Art. 90). L’Arcidiocesi di Napoli con le sue immense ricchezze architettoniche, culturali, storiche, è tra le diocesi che vanta un patrimonio inestimabile, frutto di secoli di servizio dei vari artisti e artigiani chiamati ad evangelizzare attraverso l’arte. Questo patrimonio va tutelato e arricchito. La rete di strutture e servizi culturali, che il Settore può mettere in opera, potranno solo accrescerne l’autorevolezza per servire l’intera comunità in ordine all’evangelizzazione e alla promozione culturale di tutte le fasce sociali di fedeli.
L’ultimo Titolo, il XV, contiene le NORME INTEGRATIVE E TRANSITORIE che completano l’intero quadro e rimandano ad ulteriori considerazioni che si potranno fare a verifica di quanto proposto.
Questo Statuto, dunque, si pone come pietra miliare del nostro cammino diocesano e, come pietra miliare, segna il percorso per dirci che la meta è possibile, ma che mancano ancora miglia, tempo, fatica per raggiungere il traguardo. Ognuno di noi, l’intera Comunità è in cammino e ben sappiamo verso quale meta. Guardiamo a queste norme con lo spirito del viandante, che ama compagnia lungo il percorso, che si guarda indietro per vedere quanta strada ha compiuto, ma che anche è desideroso di strada sicura, di segnali chiari, dei consigli di chi ha già percorso lo stesso itinerario, di informazioni che possano fargli raggiungere più facilmente la meta, senza spreco di energie e senza inutili strade secondarie.
Guardando verso l’alto, come pellegrini mai stanchi, possiamo, insieme, con la guida sicura del nostro Pastore, arrivare al traguardo sognato.
Grazie!