• on Ottobre 28, 2018

MATERDOMINI – SUL DISCORSO EDUCATIVO: IL PARROCO

Sul Discorso Educativo
“Vivere la propria vocazione missionaria, privilegiando il campo educativo nella duplice espressione della famiglia e della scuola”, è la chiara indicazione che il Cardinale Sepe ha voluto dare alla nostra Diocesi quale linea programmatica per il prossimo anno pastorale, a conclusione del Convegno di Materdomini.
Un indirizzo che, nelle dichiarazioni dell’Arcivescovo, non presenta grandi elementi di novità rispetto al passato, ma che, proprio per questo motivo, va attuato con “ spirito nuovo e con energia autenticamente missionaria”. E gli ambiti privilegiati dove bisognerà operare per attuare il discorso educativo sono, naturalmente, quelli della famiglia e della scuola.
Si parte dalla famiglia per aiutarla a trasmettere ai giovani i veri valori, tenendo conto che, come ricorda ancora il nostro Presule, “oggi la famiglia è indebolita, ferita e divisa nei suoi valori fondamentali; è gravemente malata perché ha abdicato alla sua funzione primaria e tende sempre più a rinunciare alla sua missione educativa”. Si privilegia la scuola perché essa, oggi, vive uno stato di profonda crisi che, come denuncia Sepe, è dovuta principalmente “al serpeggiare in essa di una cultura fondamentalmente relativista, che rifiuta la verità oggettiva sull’uomo e su Dio, mentre accetta come “verità” il pragmatismo, il materialismo e lo scientismo”.
Dinanzi a queste storture la Chiesa deve intervenire con una decisa azione missionaria, per evangelizzare e per sanare con la forza del Vangelo.
Ma per essere in grado di evangelizzare, occorre una santità di vita da parte di chi si fa missionario ed è altresì necessario il pieno coinvolgimento e la più totale collaborazione di tutti: parrocchie, decanati, diocesi, ma anche scuole cattoliche, associazioni laicali, catechisti, animatori, operatori pastorali ed insegnanti di religione, oltre naturalmente alle famiglie stesse ed a tutti coloro che vi gravitano intorno. Una collaborazione sinergica con una azione ben coordinata e finalizzata.
Il nostro Arcivescovo si sofferma insistentemente sul fatto che anche Papa Benedetto XVI, nel corso del suo ultimo discorso alla plenaria della Conferenza episcopale italiana, abbia sottolineato l’importanza della scelta di mettere l’educazione al centro dell’impegno pastorale dei vescovi italiani e di come abbia evidenziato che famiglia, scuola e parrocchia sono
i luoghi dove la formazione va attuata. Per il santo Padre, infatti, siamo dinanzi ad “una crisi culturale e spirituale, altrettanto seria come quella economica” ed ha affermato che, oggi, “si parla di una grande emergenza educativa”.
Anche i Vescovi italiani hanno ribadito che “educare appartiene alla dimensione materna della Chiesa e ne fa emergere la fecondità, attraverso l’ininterrotta catena generazionale. Proprio tale catena, che garantiva in passato la trasmissione della fede e della cultura, pare oggi sfilacciata, comportando un vero disagio di civiltà”.
Alla Chiesa, dunque, il compito affrontare questa sfida e, per fare ciò, scrive il Cardinale Sepe, “dobbiamo uscire dagli angusti confini dei nostri personalismi e andare per i vicoli e le piazze per incontrare, anzi per entrare nella vita delle nostre famiglie e nelle nostre scuole”. Infatti, per mettere in campo adeguati strumenti atti a superare questa crisi educativa, dobbiamo sforzarci di incontrare ed accompagnare le persone alle quali ci proponiamo di fornire aiuto, calandoci nella loro realtà quotidiana e proponendo alternative ad una realtà fatta di malessere e pessimismo.
I giovani, che sono i destinatari ultimi del nostro progetto educativo, vivono la crisi di modelli messi in dubbio dalla società attuale, vivono, nella precarietà, una drammatica assenza di speranza, ed hanno un disperato bisogno di una guida forte e positiva.
Tale ruolo di guida è stata sempre offerta dalla famiglia, che coadiuvata dalla scuola si è impegnata nella formazione e nell’educazione dei giovani. Andati in crisi questi due pilastri ai giovani è stato tolto ogni punto di riferimento. Ed è per questo che, se vogliamo farci davvero missionari ed avvicinarci con successo al mondo giovanile, dobbiamo ripartire proprio dalle due basi: la famiglia e la scuola.
Occorre ripartire, soprattutto, da quanto affermato dal beato Papa Giovanni XXIII nella sua Enciclica Mater et Magistra: “a questa Chiesa, colonna e fondamento di verità, il suo santissimo Fondatore ha affidato un duplice compito; di generare figli, di educarli e reggerli, guidando con materna provvidenza la vita dei singoli come dei popoli…”.
Questa è la missione che il nostro Arcivescovo ci affida per questo nuovo anno pastorale. Ed il Cardinale Sepe ribadisce che “questa missione la dobbiamo realizzare qui e oggi, nella nostra Chiesa di Napoli, in un contesto socio-culturale che non ci è favorevole perché viviamo in una crisi di valori, di ideali nella quale prende sempre più piede una concezione materialistica: la conquista del potere e del denaro stanno
destabilizzando la dignità dell’uomo e il suo rapportarsi con il Creatore”. La vera, grande, difficoltà, infatti, consiste nel dover superare la freddezza e l’ostilità di un contesto sociale dove la fede e l’operato della Chiesa sono troppo spesso viste come un qualcosa di lontano ed antiquato, che ben pochi risvolti possono avere nella vita di ogni giorno, improntata secondo i canoni materialisti e consumistici imperanti. Superare le diffidenze è il primo passo per poter annunciare il Vangelo. E per far ciò, risulta indispensabile la collaborazione fattiva di tutte le componenti laicali che operano nella Chiesa, dall’AC alla Arciconfraternite, così come occorre sapersi porre in una ottica missionaria: “la fede passa e si trasmette attraverso la testimonianza concreta di una vita che si pone con gioia ed entusiasmo alla sequela di Cristo”, ci ammonisce il nostro Arcivescovo.
Il compito che ci attende non solo è impegnativo, ma è innanzitutto fondamentale: il processo diseducativo in atto, se non adeguatamente e prontamente contrastato, rischia di pregiudicare il futuro della nostra società in maniera irreversibile. Ed è proprio per la vasta portata della sfida che ci attende che risulta necessario l’impegno ad unire le forze in un impegno comune, che sappia superare i dualismi e le conflittualità tra le varie componenti della Chiesa, a partire dalla parrocchie per finire alle famiglie ed al mondo della scuola.
L’invito ad operare in comunione ed in sintonia è ribadito più volte con forza dallo stesso Cardinale Sepe, che sottolinea più volte lo strettissimo legame che esiste tra pastorale familiare e la pastorale scolastica, tra queste e tutte le altre risorse presenti nella chiesa. L’impegno missionario deve essere comune, forte, coordinato ed indirizzato con sollecitudine e precisione, impegnandosi a testimoniare il Vangelo e portandolo lì dove si svolge l’attività educativa, rendendolo vivo ed attuale. Ma per adempiere a questo compito è necessario essere pienamente convinti di voler vivere nella sue interezza la dimensione missionaria e, come ci suggerisce il Cardinale, avere il coraggio e la forza di domandarci: “siamo veramente innamorati di Cristo e della Chiesa?”. Solo rispondendo sinceramente a questa domanda, potremmo iniziare quel cammino di evangelizzazione che il Piano pastorale della Chiesa di Napoli ci propone, e che risulta indispensabile non solo per la crescita dei nostri giovani ma anche per ridare forza e fiducia alle nostre famiglie, restituendo piena dignità all’universo scolastico.
Per la attuazione di tali Linee l’impegno del mondo confraternale, luogo di incontro di tanti laici e delle loro famiglie risulta più che mai urgente ed indispensabile.