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1994 – Assemblea Parrocchiale

20 Ottobre 1994

Assemblea Parrocchiale

Relazioni programmatiche per l’anno pastorale

Relazione della Dimensione Profetica

La Dimensione profetica, che ha il compito di promuovere e coordinare tutto quanto si riferisce al Ministero della Parola, in sintonia con la Comunità Parrocchiale attraverso tutti gli operatori pastorali (catechisti, animatori di gruppi, insegnanti di religione, ecc.) si sforzerà di mettere “Cristo al Centro” nell’annunciare con la testimonianza di vita, il dialogo fraterno, il servizio nella carità, la Parola che salva.

Tale annuncio, così come mirabilmente ci ha ricordato don Bruno Forte, deve essere incarnato nella nostra difficile realtà quotidiana, cercando di comprendere le vere difficoltà, i veri problemi delle donne e degli uomini che ci vivono accanto, per poter intervenire nella storia con tutta la ricchezza dell’Amore di Dio.

Obiettivo principale di quest’anno sarà la formazione intesa in senso globale che si cercherà di realizzare con il seguente programma:

Incontri trimestrali formativi e spirituali curati direttamente dal Parroco.

Momenti di fraternità finalizzati a far sviluppare il senso di appartenenza ecclesiale ed a favorire il confronto tra i gruppi per arricchirsi vicendevolmente.

Incontri specifici di settore dedicati principalmente alla verifica del programma.

Negli incontri di Catechesi occasionale (pre-battesimale, in preparazione alla Cresima ed al Matrimonio) particolare cura sarà rivolta nell’aiutare i partecipanti a prendere coscienza della propria vocazione battesimale invitandoli a riconsiderare la propria religiosità, e proponendo loro un cammino di fede in piccoli gruppi.

La Comunità parrocchiale ha affidato ai giovani l’evangelizzazione dei fanciulli e dei giovanissimi: i giovani per i giovani.

Questi oltre ai momenti comunitari, avranno uno specifico programma di spiritualità e di formazione.

Nell’ambito del Progetto diocesano unitario per la formazione degli operatori pastorali, nella nostra Parrocchia continuerà ad operare il centro decanale di formazione pastorale.

Tale centro curerà la formazione di base, l’orientamento e la formazione mirata ai servizi ecclesiali. I corsi si terranno il lunedì dalle ore 18.30 alle ore 20.30.

Per i fanciulli e per i ragazzi, oltre all’itinerario proprio di ogni fascia di età e settore, sono stati programmati momenti di preghiera nei tempi forti dell’anno liturgico e ritiri. Pparticolare attenzione sarà riservata alla presentazione dei cresimandi alla comunità. Ma soprattutto si punterà a far riscoprire il Sacramento della Riconciliazione ai cresimandi proponendo loro delle celebrazioni particolarmente curate.

In collaborazione con la Commissione Famiglia saranno tenuti incontri periodici con i genitori per coinvolgerli nel cammino di fede dei propri figli.

Infine, si ribadisce la priorità assoluta di mettere “Cristo al Centro” per creare vera comunione ecclesiale e sconfiggere la frenesia dell’attivismo e del settarismo.

Ciò sarà possibile solo partecipando con assiduità e spirito di umiltà agli incontri spirituali, formativi e di verifica.

Relazione della Dimensione Liturgica

L’obiettivo primario postosi dalla Chiesa di Napoli, e cioè la rievangelizzazione, obiettivo peraltro ripreso dal Parroco nella sua relazione prospettive per un piano pastorale parrocchiale, è stato il punto di riferimento delle nostre considerazioni.

Al riguardo, nel documento conclusivo del XXX Sinodo della Chiesa di Napoli, si legge che è necessario il “risveglio della memoria evangelica”, precisando che tale necessità è dettata sia dal rischio sempre più ricorrente della “perdita delle motivazioni profonde del nostro essere cristiani”, sia dal pericolo della “soggettivazione” della verità cristiana.

Lo stesso papa Giovanni Paolo II, attraverso la lettera enciclica Veritatis Splendor, esprime la propria preoccupazione per la crescente “scristianizzazione”, conseguenza anche dei continui tentativi dei cristiani di “adattare la norma morale alle proprie capacità e ai propri interessi”; tentativi che non si presentano semplicemente come dati di costume, ma essenzialmente come prassi consolidate che rivendicano una piena legittimità culturale e sociale (consuetudini che tendono poi a divenire norme).

La Liturgia apre la strada dell’Evangelizzazione, anzi è essa stessa Evangelizzazione, e come tale deve poter fruttificare superando anche le divisioni tradizionali tra le dimensioni Profetica – Sacerdotale – Regale, senza disconoscere ad ognuna di essa il proprio ambito, peraltro già ben definito, e producendo invece un collegamento tra loro: la comunione e la missione, annunciate dalla Parola, si devono nutrire di vita sacramentale.

La liturgia, con l’aiuto dei segni, deve continuare l’opera iniziata dalla Parola di Dio affinché la comunione dei fedeli, realizzatasi alla luce della Parola, non resti sterile terra di missione.

Nel documento conclusivo e nelle norme pastorali emesse dal XXX Sinodo sono indicate le strade da percorrere per poter formare la coscienza sacerdotale del popolo di Dio e viene posto l’accento sull’urgenza di purificazione dei modi in cui viene esercitato il ministero sacerdotale nella liturgia.

Vengono anche esemplificate le azioni con cui realizzare tale purificazione per mezzo della celebrazione dell’Eucarestia, centro della vita cristiana, e degli altri Sacramenti, coinvolgendo l’intera assemblea in una sempre più approfondita crescita comunitaria, vocazionale e personale.

Al fine di perseguire tale obiettivo, si propone un cammino fatto di “piccoli passi”, cominciando col:

favorire una partecipazione attenta e responsabile dei fedeli alle celebrazioni dei Sacramenti attraverso una catechesi pedagogica sui segni, nel corso stesso delle celebrazioni; a tale scopo si renderà necessario formare un gruppo di persone qualificate ed opportunamente preparate;

rendere adeguata ed uniformare la partecipazione dei ministri (diaconi, accoliti, lettori, cerimonieri, cantori, operatori pastorali, ecc..) a tutte le celebrazioni, con particolare riguardo a quelle che si svolgono in ore “scomode”, onde rendere manifesta al popolo di Dio la uguale dignità di ciascuna celebrazione;

definire compiti e ruoli, prima di ogni celebrazione, di ciascun ministro (ordinati, istituiti, cerimonieri, ministranti e cantori), specialmente quando sono numerosi, affinché la loro ordinata partecipazione, nel segno della corresponsabilità e della comunione, resti sempre espressione della ricchezza della nostra comunità;

allargare la partecipazione occasionale ai gruppi di lavoro degli incaricati alla gestione delle varie attività parrocchiali quando sono in discussione argomenti specifici: oltre ad offrire un valido contributo, la loro presenza accrescerebbe la coscienza comunitaria tra gli operatori pastorali.

Consentiteci infine di rivolgere a tutti noi operatori pastorali, chiamati nel segno della corresponsabilità e della gratuità a partecipare ognuno con i propri carismi alla missione di salvezza, l’augurio di vivere il nostro mandato in una coscienza comunitaria nella quale tutti si fanno carico di tutto per essere i veri testimoni della Parola che annunciamo.

Relazione della Dimensione Caritativa

Nella relazione tenuta dal nostro Parroco in occasione del primo consiglio pastorale parrocchiale sono state tracciate le linee programmatiche per una pastorale organica, più rispondente ai tempi.

Si è fatto, tra l’altro, riferimento alle tre Dimensioni, quella profetica, quella liturgica e quella regale o caritativa, come a tre anime dell’unico cammino della comunità.

E’ necessario, quindi, favorire un’osmosi, ossia una circolazione vitale, sempre più profonda fra queste tre dimensioni essenziali del mistero e della missione della Chiesa (tra annunzio, preghiera ed esercizio della carità).

Ogni pratico distacco o incoerenza tra Parola, Sacramento e Testimonianza impoverisce e rischia di deturpare il volto dell’amore di Cristo.

Nella relazione del Parroco si è dato un posto di priorità assoluta all’Evangelizzazione ma, anche in questa dimensione profetica, non bisogna mai dimenticare che l’annunzio della Parola di Dio significa annunzio dell’amore di Dio per gli uomini e dell’amore per il prossimo.

Occorre, qui, fare un’amara constatazione; allo stato esiste una profonda frattura tra evangelizzazione, liturgia e carità. Ciò ha prodotto vari guasti: mancanza di unità e mancanza di credibilità.

Occorre una programmazione pastorale efficace; una programmazione che costituisca “cammino di fede”.

Il Papa, più volte, ha affermato che una fede vera è tale se diventa carità.

Parola, Sacramento e Carità sono un tutt’uno che trova il suo punto di riferimento e di unità nel “GIORNO DEL SIGNORE”.

Tale giorno è tutto un itinerario di donazione e di carità.

E’ il giorno della comunità ma è anche il giorno della carità perché è l’espressione più piena della testimonianza (attraverso l’Eucaristia che è offerta di Dio all’uomo, attraverso l’elemosina, attraverso la festa con la sua connotazione di dono, di gratuità, di solidarietà con gli altri).

Integrazione, quindi. Necessità che la carità si coniughi con la “Parola”, con la “Liturgia” e con la “Catechesi”, altrimenti ogni cosa perde di significato.

La Carità è la storia eterna di Dio che è entrata nella storia dell’uomo.

Tutta la comunità, ogni organismo, ogni cristiano deve dare testimonianza di Carità.

E’ tempo che la Comunità intera riscopra il suo essere “DIACONIA”, ossia serva di Dio e dei fratelli.

In quest’opera di carità è chiamata ad operare tutta la nostra Parrocchia, senza distinzione di sorta.

Tale dimensione caritativa, nel piano pastorale, viene ad essere assunta dalla

CARITAS PARROCCHIALE

La Caritas Parrocchiale è l’organo pastorale che si prefigge come

OBIETTIVO GENERALE

L’attuazione del precetto evangelico della carità nella Comunità parrocchiale in forme consone ai tempi ed ai bisogni per lo sviluppo integrale dell’uomo con particolare attenzione alle persone che si trovano in condizione di bisogno.

La “Caritas” più che aiutare chi è nel bisogno materiale ha a cuore di far riscoprire questa dimensione dell’amore che si apre verso il fratello, chiunque esso sia, buono o cattivo, ricco o povero, istruito o ignorante, credente o ateo ma comunque, sempre “nostro fratello” perché tutti figli di Dio.

OBIETTIVI PARTICOLARI

Sensibilizzare la Parrocchia nelle sue espressioni ed i singoli cristiani al senso della carità verso le persone in situazione di bisogno ed al dovere di promuovere, organizzare, coordinare attività caritative ed assistenziali.

Studiare i bisogni presenti nella comunità parrocchiale per cooperare ad un programma pastorale unitario.

Far conoscere a tutta la Parrocchia i bisogni e promuovere proposte concrete d’impegno a suscitare generosità, a far diventare le sofferenze di alcuni problemi di tutti.

Favorire iniziative di promozione umana e sociale.

Promuovere il volontariato e le altre forme di servizio e di condivisione di vita con i più deboli, i più poveri e gli emarginati.

Curare la formazione del personale, sia professionale che volontario che si dedica alle opere assistenziali e caritative.

Promuovere ed approfondire il tema del servizio civile, specie con riferimento agli obiettori di coscienza, nell’ambito delle normative vigenti.

Inserire obiettori di servizio civile nei progetti di volontariato, richiedendoli alla Caritas Nazionale o Diocesana o a chi di dovere.

Organizzare interventi di emergenza in caso di pubbliche calamità.

Contribuire allo sviluppo umano e sociale dei paesi sottosviluppati e di tutti quelli che soffrono l’ingiustizia e la violenza.

Educare la comunità alla giustizia e alla verità.

Promuovere la formazione e l’aggiornamento alla dimensione della carità, specialmente agli operatori pastorali.

ORGANIZZAZIONE

La “Caritas Parrocchiale” si articolerà diversamente dal passato.

Ad un responsabile di questa dimensione è subentrata una commissione, allo stato, composta da tre diaconi Ciancio Carmine, Pasquarelli Carlo e Sangiovanni Paolo, da un accolito Varriale Franco e dai Signori Bovi Clara e Tecchia Livio.

Questi lavoreranno in modo collegiale.

La Commissione curerà:

a) la programmazione di tutto il lavoro di pertinenza della dimensione caritativa, e, quindi, anche di tutti i settori, strutture ed iniziative collegate, secondo una gradualità di cammino e tenuto conto della priorità stabilita sul piano della

– propedeuticità:

– rilevazione e studio del territorio;

– censimento dei bisogni;

– censimento delle disponibilità

strutture

persone

risorse

– urgenza

– necessità

Queste ultime da coniugarsi con le possibilità.

b) il coordinamento (che riveste la tattica esecutiva) di

strutture, organismi, attività, iniziative strettamente collegate con la Caritas perché rientranti in particolare con la dimensione caritativa;

strutture, organismi, attività, iniziative rientranti nelle altre due dimensioni; in particolare con l’ufficio catechistico e quello liturgico.

Ogni settore, anche semplicemente, ogni iniziativa che interessa la dimensione caritativa dovrà relazionarsi con la “Caritas Parrocchiale” e da questa ricevere le linee programmatiche ed impulso.

Oltre l’aspetto organizzativo la “Caritas” curerà anche l’aspetto formativo secondo un “cammino” che sarà quanto prima predisposto.

Sarà potenziato e reso più efficiente il servizio di segreteria e quello relativo alla tesoreria.

Relazione dellla Commissione Famiglia

La Chiesa di Napoli, in questi anni, approfondisce la sua riflessione sulla famiglia, per una rinnovata pastorale familiare (cfr. documenti del Card. Michele Giordano) e la nostra comunità ecclesiale, in linea con questo cammino, ha promosso e valorizzato, accanto alla scelta pastorale dell’evangelizzazione, quella della famiglia, considerata come soggetto attivo e consapevole. Risulta, quindi, urgente fare unità pastorale attorno ad essa se si pensa veramente che è luogo di inculturazione e di trasmissione di fede.

Lo stesso Papa dice, rivolgendosi ai Vescovi: “Non dobbiamo mai stancarci di servire la famiglia, di dare così risposta alla fame e sete che essa ha di senso, di verità, di amore profondo, di libertà autentica, di pienezza di vita”.

Siamo quindi chiamati come comunità a servire la famiglia; in quale maniera?

Come suggerito dal Direttorio di Pastorale Familiare, in seno alla nostra parrocchia, è nata la Commissione per la pastorale familiare, composta dal parroco, come responsabile, e da coppie di coniugi, in stretto collegamento con il Consiglio Pastorale Parrocchiale.

Il compito di questa Commissione sarà quello di aiutare l’intera comunità e i suoi responsabili ad esaltare la dimensione familiare in ogni gesto di Chiesa.

In particolare la Commissione si impegnerà affinché sia promossa la formazione di operatori della pastorale familiare; siano programmati ed organizzati i cammini per la preparazione remota e prossima dei giovani al matrimonio; sia sollecitata la costituzione di nuovi gruppi familiari e il loro inserimento nella comunità; si prendano iniziative specifiche per i genitori, le famiglie e per situazioni difficili o irregolari; ed infine affinché si organizzi e promuova la celebrazione della festa della famiglia, la giornata per la vita e gli anniversari di matrimonio.

Questo lavoro, fatto a piccoli passi, vuole portare ad una cultura che privilegi la famiglia e la sostenga nei suoi bisogni spirituali, morali e materiali. Una famiglia piena di bisogni, ma anche desiderosa di essere, oltre che di avere; desiderosa di verità, oltre che di informazione; di felicità, oltre che di piacere; di comunione, oltre che di incontro; di infinito, oltre che di oggetti ben definiti.

Ritornando alla scelta del piano pastorale, la “nuova evangelizzazione” della famiglia è l’annuncio dell’Amore che Dio nutre per essa, questo annuncio è ciò che al tempo stesso costituisce la famiglia come destinataria e oggetto essenziale e irrinunciabile di una pastorale parrocchiale.

Il riferimento alla famiglia, in questo piano, è costante, infatti non si tratta di farne un capitolo di un programma, un momento a se stante tra le diverse attività. Essa è un punto di riferimento che va tenuto presente in tutto lo sviluppo delle linee programmatiche del piano.

A ben guardare, quindi, il piano pastorale ha gettato le premesse per una pastorale familiare nuova, con una fisionomia meglio definita, competenze più precise e una migliore organizzazione.

Come momento d’inizio si vogliono individuare i bisogni reali di questa nostra comunità parrocchiale, perché, come Chiesa, siamo chiamati a realizzare la salvezza “oggi e qui” in un presente storico con segni reali e concreti. Ciò che bisogna curare di più, però, è inculcare il senso dell’amore, della generosità, della solidarietà, del farsi carico di realtà familiari difficili.

Sarà utile, a questo proposito, individuare una famiglia per ogni fabbricato o parco del territorio, perché sia punto di riferimento della parrocchia, per una più profonda conoscenza della situazione e per una più attenta ed attiva presenza della parrocchia nel territorio. Infatti se da un lato la parrocchia rappresenta il punto di incontro, di aggregazione della comunità, dall’altro essa deve andare incontro alla comunità. Riteniamo sia fruttuoso un incontro periodico del parroco o dei suoi collaboratori con le famiglie nelle proprie case. E’ un’occasione da non sottovalutare la benedizione delle famiglie.

Prendendo coscienza del servizio che si dovrà svolgere, i componenti di questa Commissione ritengono necessaria innanzitutto una loro adeguata preparazione, per cui si preoccuperanno di analizzare e interiorizzare i contenuti espressi nei documenti conciliari, ecclesiali e quelli diocesani riguardanti gli aspetti antropologici, teologici, morali, canonici e spirituali circa la famiglia e il matrimonio.

Concretamente, la Commissione propone e attua, per questo anno, le seguenti specifiche iniziative:

durante la preparazione dei figli ai sacramenti dell’iniziazione cristiana, i genitori saranno invitati a partecipare a momenti di catechesi, che li aiutino a riscoprire il senso profondo di quei sacramenti, che essi stessi hanno ricevuto e che ora chiedono per i loro figli;

rivolgere alle famiglie, che in qualche misura partecipano alla vita parrocchiale o che sono lontani da essa, un invito a camminare insieme, per educarsi ad ascoltare costantemente e ad accogliere la Parola di Dio, perché possano discernere i propri carismi e, alla fine di questo itinerario di evangelizzazione, costituire, nel proprio ambito, lievito che fermenti, diventare, cioè, esse stesse evangelizzatrici;

celebrazione della festa della famiglia in coincidenza con la festa liturgica della Sacra Famiglia;

celebrazione della festa della Candelora, in occasione della quale saranno invitati i genitori dei bambini battezzati nell’arco dell’anno precedente, per far memoria della presentazione di Gesù al tempio;

celebrazione della giornata per la vita per sottolineare il legame profondo che unisce tra loro la vita e la famiglia;

celebrazione annuale degli anniversari di matrimonio da organizzare in occasione della festa patronale o di qualche altra “festa della comunità”

creare le premesse per istituire a medio termine un consultorio familiare, come segno della Chiesa e luogo nel quale la promozione e la salvaguardia dei valori del matrimonio, della famiglia, della vita, della sessualità e dell’amore avvengano conformemente alla morale evangelica.

Tutto ciò nella speranza che la parrocchia possa gradualmente diventare comunione di comunità d’amore.

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