• on Ottobre 28, 2018

CONVEGNO SULLA III ETÀ

Convegno sulla III età
“Sono da lodare tutte quelle iniziative sociali che permettono agli anziani sia di continuare a coltivarsi fisicamente, intellettualmente e nella vita di relazione, sia di rendersi utili, mettendo a disposizione degli altri il proprio tempo, le proprie capacità, la propria esperienza. In questo modo si conserva ed accresce il gusto della vita, fondamentale dono di Dio” (Giovanni Paolo II, Lettera agli anziani, 16 ).
Occorre cominciare a sconfiggere uno stereotipo europeo che fa coincidere la parola a. con concetti quali “assistito, non autosufficiente, dipendente, bisognoso di aiuto” . tale rappresentazione dell’a. coincide sempre meno con la realtà dal momento che crescenti fasce di popolazione anziana (oltre i 65, 70) presentano stili di vita, di consumo, di movimento fortemente autonomi, orientati ad un uso del tempo e delle opportunità totalmente autogestiti dagli individui. In un certo senso la specificità del “pianeta a.” si stempera e i comportamenti degli ultrasessantenni possono essere assimilati a quelli delle persone in età adulta, in termini di tempo libero, di scelte economiche, di stili di vita (con l’eccezione, ovvia ma non marginale, dell’attività lavorativa socialmente e formalmente riconosciuta). Così la riflessione sull’ed. permanente (v. Univ. III età), diventa una prospettiva antropologica per ogni individuo e non una necessità per soggetti che, uscendo dalla cosiddetta vita attiva devono “trovarsi qualcosa da fare”.
Del resto definire la condizione anziana come non attiva farà sorridere, forse arrabbiare, tutti quei nonni alle prese con la cura e la custodia dei nipoti.
La disponibilità delle generazioni anz. Di farsi carico della cura dei bambini (pur con tutti i problemi presenti ) sottolinea anche un dato sociologico di grande importanza: la capacità da parte dei sistemi familiari di trovare al proprio interno risorse e modalità di aiuto reciproco capaci di andare incontro alle esigenze che la società propone. Il ruolo di cura e di custodia svolto dalla generazione anziana è una risposta positiva a problemi di ordine educativo, organizzativo, logistico, che le giovani coppie devono affrontare quando decidono di avere un figlio, problemi che, spesso, non trovano risposta da parte di altri interlocutori (sistema pubblico di servizi, soluzioni “private” di baby setter, vicini di casa). C’è certamente un atteggiamento strumentalizzante nei cfr degli a. ma c’è anche una chiara dimostrazione di come all’interno di realtà familiari , le relazioni interpersonali possono caratterizzarsi con il codice affettivo della solidarietà e dell’aiuto reciproco .
La presenza dei nonni e il ruolo educativo da loro svolto rispetto ai nipoti nonché il servizio educativo fornito alle generazioni adulte vedono la persona anziana come colui che dà aiuto (in fam. spesso possono svanire le distinzioni tra chi dà e chi riceve aiuto , il nonno è fonte primaria di aiuto ma anche (a volte non necessariamente in modo irreversibile9 portatore di un bisogno di sostegno (psicologico, relazionale, economico, di assistenza anche medica), che può essergli garantito anche da altri membri del nucleo familiare.
I nonni memoria storica..fanno incontrare il presente e il passato…ma nello stesso tempo proprio l’accelerazione del tempo storico rende meno agevoli i rapporti fra le generazioni e trasferisce l’esperienza dei nonni in una sfera astratta e irreale.
I nonni, spesso,finanziatori delle esigenze dei capricci dei nipoti.
Si può dunque parlare di riscoperta ma anche di eclisse della figura del nonno, eclisse perché la coppia nucleare tende ad abitare spazi propri e ridurre fortemente la sua vita di relazione escludendo di fatto il rapporto con le generazioni più anziane.
In parrocchia
Trasformare gli anni d’argento in anni d’oro . essere come le piante che perdono le foglie più lasciano trasparire il cielo.
Valorizzare e qualificare i gruppi parrocchiali degli a. offrendo occasioni di spiritualità, di scuola di fede, – creare gruppi di preghiera, – attenzione alle competenze degli a. e alla loro valorizzazione nella catechesi, nella liturgia, nella carità, nella amministrazione, nel volontariato, specie nella cura della Chiesa ed animazione a domicilio o in case di riposo di a. Non più autosufficienti , – valorizzare al meglio la past. della malattia, della sofferenza, del cammino spirituale e sacramentale in preparazione alla morte, specie i malati terminali.
Incontrarsi per:
– sperare, sempre sostenuti dalla fede che porta serenità profonda
– vivere bene, con ottimismo la ns età
– rasserenare lo spirito e arricchire la mente
– pensare che tanti soffrono nel cuore e nello spirito e sono nella solitudine.
Quindi aprirci agli altri perché chi ama è sempre giovane
– sentirci presenti nella com. parr. ed utili a chi può avere bisogno in fam. e fuori
– dialogando sui problemi che ci stanno più a cuore
– approfondendo l’amicizia che ci deve unire
– pregando e arricchendoci con l’ascolto della Parola
– partecipando a incontri tenuti da esperti
– aiutandoli a capire che non esiste età in cui si debba rinunciare a crescere spiritualmente.
L’ETA’ PIU’ bella non è quella dell’adolescente o del giovane o dell’adulto ma quella che abbiamo. Il tempo che viviamo è un grande tesoro, senza di esso non c’è niente di grande, di profondo, né l’amicizia, né la fedeltà. Questo tempo dev’essere ben impiegato al sevizio di Dio e del prossimo.
Chiediamo al Signore il dono della Sapienza per poter invecchiare gustando le realtà della vita e le qualità della vita. La Sapienza ci consente di innalzarci al di sopra delle realtà senza disprezzarle, ci fa vedere il mondo con gli occhi e con lo sguardo di Dio, ci fa dire si ai nostri limiti, al ns passato con le sue delusioni, i tradimenti, i peccati. Rom. 8,28 “ Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”. da tale Sapienza derivano bontà, pazienza, comprensione, amore.
Il servizio del V. non è questione di età. Quando si diventa più anziani c’è la tentazione non solo di contare il tempo ma anche di riferirci al passato, la cosa migliore è guardare il presente e cominciare sempre di nuovo . Diamo in ns. tempo a Dio e al prossimo! E’ importante non perdere il fascino davanti alle cose belle che il mondo oggi ci offre, cerchiamo di essere sempre gioiosi e ottimisti.
Gli a. aiutano a contemplare con più sapienza gli avvenimenti terreni , conservano una memoria collettiva e per questo sono capaci di interpretare più esattamente l’insieme delle idee e dei valori umani che costituiscono e guidano la convivenza sociale. Essi insegnano che tutte le età sono solidali tra loro e si arricchiscono tra loro.
L’età anziana é definita “domenica della vita”, in essa si accumulano ricchezze ed esperienze, sentimenti e realtà vissute che arricchiscono il cammino e diventano anche, grazie agli insuccessi, stimolo per nuove conquiste.
Dio non ci concede questa età per vederci soffrire ma affinché si guatino i giovani a diventare adulti (anziani e giovani).
L’a. non può lasciarsi andare, né deve sentire la sua vita (da pensionato) inutile e di peso. L’a. non dve perdere la sua identità.
L’età anziana è tempo di contemplazione, di silenzio, di spogliazione, di preghiera, di perfezionamento del dominio di noi stessi.
– Questo è il tempo per contemplare le verità della nostra fede.
– Silenzio: è il tempo per interiorizzare tante cose della ns vita ed essere grati a Dio per la bontà e le tante belle opportunità della ns esistenza.
– Spogliazione : ci si stacca da molte futilità, minuzie, rancori, lamentele. E’ il tempo del perdono.
C’è il rischio di indurirci , di chiuderci, di cristallizzare le ns idee, i gusti, le amicizie, ma dobbiamo, invece, essere trasparenti.
– Tempo di preghiera: questa è la missio speciale dell’a. Se non la si fa la vita dell’a. perde molto del suo significato. Pregare con il cuore, mettendosi in ascolto di Dio e ascoltando gli altri. E la p. sarà un modo di essere e non un’attività come le altre. E la pregh. ci fa uscire dalla solitudo, unendoci a Dio e agli altri. In essa troveremo la serenità, la gioia, la giovinezza del cuore. Al centro, poi, dovrà esserci l’Euc. da mangiare nella Messa, da visitare spesso e da adorare.
– Padronanza di noi stessi: occorre verificare come ci comportiamo se da egoisti, brontoloni, impazienti oppure da tolleranti, pazienti, distaccati, pieni di spirito di sacrificio, sempre gioiosi e riconoscenti a Dio e agli altri.
Attenzione della chiesa
Motivazioni:
rispetto della dignità della persona a. , gli a. hanno molto da dire e da dare;
insostituibile ruolo;
restituire fiducia, spes, partecipazione attiva, appartenenza a chi è stato allontanato dai circuiti attivi della convivenza umana;
esiste una responsabilità verso gli a. che vanno aiutati a cogliere il senso della loro età, apprezzandone le risorse, sconfiggendo la tentazione del rifiuto, dell’autoisolamento , della rassegnazione a un sentimento di inutilità e di disperazione.
Gli a. : gratuità, memoria, esperienza, interdipendenza, visione completa della vita
IN PARROCCHIA
L’a. testimonia: pratica religiosa. La III età sembra favorire una apertura alla trascendenza e ciò è confermato da assidua e nutrita partecipazione alle liturgie, il ritorno dopo anni alla Chiesa, lo spazio dato alla preghiera.
– gli a. possono essere apostoli tra i loro coetanei, annunciatori della P. ai coetanei, alle fam. ai giovani, ai nipoti.
– Testimoni della tradizione di fede, maestri di vita, operatori di carità.
– Si possono impegnare nel volontariato (attività caritative)
– Come catechisti (nell’apostolato),
– Nel campo liturgico: cura dei luoghi di culto, ministero straord. Della Comunione, animatori della liturgia, fedeli cultori delle forme di pietà euc. e delle devozioni soprattutto verso la Madonna e i Santi.
– Presenza nei vari consigli pastorali
– Nella visita agli anziani soli, negli ospedali e nelle case di cura.
BENEDIZIONI DI UN VECCHIO
Benedetti quelli che mi guardano con simpatia
Benedetti quelli che comprendono il mio camminare stanco
Benedetti quelli che parlano a voce alta per minimizzare la mia sordità
Benedetti quelli che stringono con calore le mie mani tremanti
Benedetti quelli che si interessano della mia lontana giovinezza
Benedetti quelli che non si stancano di ascoltare i miei discorsi ripetuti
Benedetti quelli che comprendono il mio bisogno di affetto
Benedetti quelli che mi regalano frammenti del loro tempo
Benedetti quelli che si ricordano della mia solitudine
Benedetti quelli che mi sono vicini nella sofferenza
Benedetti quelli che rallegrano gli ultimi giorni della mia vita
Benedetti quelli che mi saranno vicini nel momento del passaggio.