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La famiglia problema per la chiesa e per la società (05/11/1994)

Intervento all’Istituto “Regina dei Gigli” a S. Giorgio a Cremano

5 nov. 1994

“La famiglia  problema per la chiesa e per la società, analisi del sociale e proposta cristiana alla luce della Familiaris Consortio ”.

Vorrei subito chiarire il senso della parola problema. Il termine va inteso come spinta alla ricerca, alla riflessione, il tentativo per incarnare qui ed ora, nell’oggi della storia, nella società odierna, il concetto di famiglia, colorandola e facendola animare e vivificare dalla Parola di Dio  e dalla presenza della Chiesa.

Non possiamo, a questo punto, non ricordare la parole di Giovanni  Paolo II, nel discorso tenuto in piazza S. Pietro, sabato 8 ottobre 1994: “Ogni famiglia porta una luce  e ogni famiglia é una luce; una luce, un faro che deve illuminare la strada della Chiesa e del mondo “.

Dividerò il mio intervento  in due parti: nella I tenterò una analisi della famiglia nel contesto in cui oggi vive e con le problematiche più emergenti e, nella II, formulerò delle proposte, così come emergono dalla FC e dalla ulteriore riflessione su di essa.

Premetto alla I parte il n. 4 della FC :

” Poiché il disegno di Dio sul matrimonio e sulla famiglia riguarda l’uomo e la donna nella concretezza della loro esistenza quotidiana in determinate situazioni sociali e culturali, la Chiesa, per compiere il suo servizio, deve applicarsi a conoscere le situazioni entro le quali il matrimonio e la famiglia oggi si realizzano (cfr. «Insegnamenti di Giovanni Paolo II», III, 1 [1980] 472-476). Questa conoscenza è, dunque, una imprescindibile esigenza dell’opera evangelizzatrice. E’, infatti, alle famiglie del nostro tempo che la Chiesa deve portare l’immutabile e sempre nuovo Vangelo di Gesù Cristo, così come sono le famiglie implicate nelle presenti condizioni del mondo che sono chiamate ad accogliere e a vivere il progetto di Dio che le riguarda. Non solo, ma le richieste e gli appelli dello Spirito risuonano anche negli stessi avvenimenti della storia, e pertanto la Chiesa può essere guidata ad una intelligenza più profonda dell’inesauribile mistero del matrimonio e della famiglia anche dalle situazioni, domande, ansie e speranze dei giovani, degli sposi e dei genitori di oggi (G S, 4). A ciò si deve aggiungere poi una ulteriore riflessione di particolare importanza nel tempo presente. Non raramente all’uomo e alla donna di oggi, in sincera e profonda ricerca di una risposta ai quotidiani e gravi problemi della loro vita matrimoniale e familiare, vengono offerte visioni e proposte anche seducenti, ma che compromettono in diversa misura la verità e la dignità della persona umana. E’ un’offerta sostenuta spesso dalla potente e capillare organizzazione dei mezzi di comunicazione sociale, che mettono sottilmente in pericolo la libertà e la capacità di giudicare con obiettività. Molti sono già consapevoli di questo pericolo in cui versa la persona umana ed operano per la verità. La Chiesa, col suo discernimento evangelico, si unisce ad essi, offrendo il proprio servizio alla verità, alla libertà e alla dignità di ogni uomo e di ogni donna “.

Il dato di fondo è la persistenza della famiglia, anche se tale persistenza, negata da tanti, non esclude le profonde trasformazioni che negli ultimi decenni hanno caratterizzato  e continuano a caratterizzare la realtà matrimoniale e familiare. Trasformazioni che appaiono ambivalenti e ambigue, che chiedono una continua opera di discernimento evangelico. Che la famiglia regga è negato spesso dai mass media  e da quanti vedono nella molteplicità dei modelli di famiglia, (l’antifamiglia, la famiglia allargata,  le coppie omosessuali e lesbiche), un avanzamento della civiltà ed un fattore di promozione e/o di liberazione della donna.

La persistenza della famiglia in Italia è dunque un fatto che interroga e stupisce quando si tiene conto della contestazione che la famiglia ha subito e subisce, (cultura imperante, mass media), dello scadimento dei costumi, del deterioramento legislativo, della latitanza politica, per non parlare degli altri fenomeni che contribuiscono alla disgregazione della famiglia, come la denatalità, gli aborti, i divorzi, le convivenze.

Volendo ora accennare sinteticamente agli aspetti positivi della famiglia, riferirò della visione più positiva e serena  della sessualità umana; di una più forte coscienza della libertà personale, da cui scaturisce il rispetto per ogni persona; di un più diffuso riconoscimento della dignità della donna e dei suoi ruoli; della maggiore importanza data alle relazioni personali; del maggiore  rispetto in famiglia dei diritti dei più deboli; della maggiore consapevolezza del senso di responsabilità nel procreare e nell’educare i figli; dei migliori rapporti tra le famiglie, della presa di coscienza  della missione ecclesiale e della responsabilità sociale di ogni famiglia; della maggiore importanza data alla comunicazione e al dialogo in famiglia.

E da un punto di vista religioso: il persistere, in tanti giovani, della mentalità per la quale la vita coniugale e familiare si fonda sul matrimonio; una maggiore consapevolezza nell’educare cristianamente i figli e della loro presenza e del loro apporto alla vita della Chiesa; l’aumento numerico  delle coppie che fanno da catechisti e da operatori pastorali.

Per gli aspetti negativi, bisogna sottolineare: la sessualità ridotta spesso alla sola genitalità, il rifiuto del figlio, motivato dalle difficoltà economiche o di spazio o visto come un attentato alla propria libertà; l’aborto, il grande uso dei contraccettivi, la sterilizzazione, il disinvolto ricorso alle diverse forme di fecondazione artificiale, una errata concezione del rapporto genitori figli, il numero crescente dei fallimenti coniugali, dei divorzi, delle convivenze, un abdicare da parte dei genitori alle proprie responsabilità educative o un rapporto educativo soffocante che ostacola la scelta dei figli, una disistima o un rifiuto del matrimonio; una non conoscenza del valore soprannaturale del matrimonio  ed anche delle responsabilità ecclesiali e sociali che ne derivano.

A tutto ciò si aggiunga che la famiglia  sta diventando più fragile ed, inoltre, essa è segnata da 2 caratteristiche fondamentali : la privatezza e l’isolamento.

Dicendo privatezza si vuole affermare che la famiglia  ha un rapporto particolare con la società e la sua cultura: famiglia  e società sono disomogenei, non hanno  gli stessi obiettivi, non perseguono le stesse finalità e non hanno gli stessi valori. La famiglia  è vissuta come affare privato e sembra perdere la coscienza di essere istituzione. Gli sposi fanno la famiglia  come piace a loro e non vogliono più entrare in un modello, in qualche modo ricevuto e riconosciuto ufficialmente. La famiglia  sembra reggere se c’è ricompensa affettiva e sempre di meno si pensa alla condivisione di ideali e di progetti.

II caratteristica: l’isolamento. Esso ridice, sotto aspetti diversi, la privatezza, sottolineando però l’abbandono in cui la famiglia è lasciata, nello svolgimento dei suoi compiti, dalle istituzioni  maggiori. Talora l’abbandono diventa contraddizione quando i servizi che le sono richiesti dalla società, (la cura dei minori, quella di un ammalato o di un anziano), non sono supportati da aiuti concreti ma addirittura, in qualche caso, vengono del tutto scoraggiati.

In tale situazione di luci ed ombre occorre aiutare la famiglia  a riscoprire se stessa, la sua identità e a diventare ciò che essa è, assumendo la sua missione e i suoi compiti.

E,  in particolare, 4 sembrano i compiti fondamentali della famiglia  :

  • Formare una comunità di persone;
  • Essere al servizio della vita;
  • Partecipare allo sviluppo della società;
  • Partecipare alla vita e alla missione della Chiesa.

Mi fermerò sul III punto ed accennerò soltanto al IV.  (FC, 42).

La famiglia, sia storicamente che giuridicamente viene prima della società e questa, a sua volta, può essere definita “insieme di famiglie che, organizzandosi, tendono ad un unico fine “. Di qui nasce la missione sociale della famiglia, che è principio e fondamento della umana società ed è “ la prima scuola di quelle virtù sociali che sono l’anima della vita e dello sviluppo  della società stessa “ (FC, 42).

In forza di tale vocazione la famiglia non dovrà chiudersi in se stessa ma sarà  chiamata ad aprirsi alle altre famiglie e alla società.

Nei nn. 43,44 e 47 della FC si parla dei compiti sociali della famiglia e, secondo il Documento, tale compito si può esprimere a livelli diversi :

  1. domestico: essa è la culla della vita e dell’amore, nella quale l’uomo nasce e cresce, (Christifideles laici, 40), mediante l’atto generativo; nella famiglia nasce l’essere umano  e questi viene poi donato alla società; nella famiglia, mediante l’educazione, l’uomo diventa persona, è chiamato alla comunione con gli altri e alla donazione. Di fronte, poi, ai tanti fenomeni  disumanizzanti (violenza, droga, terrorismo, alcolismo), la famiglia ha, all’interno di essa, l’energia necessaria per recuperare l’uomo, strapparlo dall’anonimato, renderlo cosciente della sua dignità, arricchirlo di umanità, inserirlo attivamente nella società (FC, 43).
  2. Compito sociale della famiglia è quello di farsi carico della sofferenza e dei drammi degli altri, dedicandosi a molteplici opere di servizio sociale, specialmente a vantaggio dei poveri e di tutte quelle persone non raggiunte dalle organizzazioni pubbliche. Ospitalità ed accoglienza devono essere le note caratteristiche di una famiglia.
  3. Compito politico: la famiglia, può e deve proporre e favorire leggi che tutelano la vita familiare (FC, 44). Le famiglie dovranno poi impegnarsi a promuovere le Associazioni familiari e sostenere quelle esistenti; promuovere forme di volontariato nei confronti delle persone seriamente in difficoltà; essere attive nella scuola, nel mondo del lavoro, nell’utilizzo del tempo libero e nella promozione di strutture idonee per lo sport, nel mondo delle comunicazioni sociali, nella economia, ecc.

La FC lamenta poi che, in tanti paesi, i diritti della famiglia e della stessa persona umana vengono misconosciuti, e per questo i PP. Sinodali hanno ricordato i diritti della famiglia  (FC 46).

Infine, questo impegno  sociale compete alla famiglia cristiana ad un titolo originale e nuovo, ossia in forza dello stesso Sacramento del matrimonio. Attraverso esso  la famiglia esprime la sua dimensione regale o di servizio  ed offre la sua dedizione generosa e disinteressata. Inoltre la famiglia, “piccola chiesa “ o “ chiesa domestica “,  chiamata ad aprirsi ad una visione mondiale dei problemi, diventa segno di unità nel mondo  e promotrice di un nuovo ordine per il quale al primo posto c’è la ricerca di Dio e di conseguenza lo sforzo di trattare e ordinare le cose secondo Dio.

La famiglia cristiana è dunque la nostra speranza, all’alba del III millennio, la speranza della Chiesa, la speranza del mondo .

Siate voi da stasera in poi sempre più convinti delle attese del mondo e delle sfide e responsabilità che vi attendono .

Non abbiate  mai paura Cristo e la Chiesa sono con  voi.

Grazie !

Mons. Raffaele Ponte

Dir. dell’Ufficio diocesano di Past. familiare