L’episcopato ribadisce che “ogni forma di eutanasia si rivela una scorciatoia” e che “il paziente inguaribile non è mai incurabile”: si può alleviare il dolore e la sofferenza attraverso le cure palliative, nessuno può essere lasciato morire da solo. Doveroso che “ogni persona si senta parte di un contesto di relazioni di qualità che permettano di superare lo sconforto e il senso di impotenza”