Nel suo incontro con il clero ungherese nella concattedrale di Santo Stefano di Budapest, Francesco mette in guardia dalla mondanità della Chiesa e dal chiacchiericcio, esortando a “trasmettere la consolazione del Signore nelle situazioni di dolore e di povertà del mondo”. Ricorda poi i grandi Santi ungheresi del passato: da loro l’esempio per una pastorale di vicinanza e misericordia